Per migliorare le proprie produzioni e nel contempo incrementare le quantità, in India alcuni anni fa, sono state create delle zone industriali chiamate “Spice park”. Organizzate a livello regionale consentono di raccogliere in un solo luogo tutti i processi collegati alle spezie: dalla coltivazione alla raccolta, lavorazione, selezione, controllo e analisi chimico-fisica, selezione e polverizzazione, immagazzinaggio e spedizione delle spezie.
L’obiettivo che si è posto il Ministero del commercio indiano è quello di aumentare le coltivazioni di spezie coinvolgendo i piccoli produttori locali che, per le esigue quantità prodotte, non riescono ad essere remunerati correttamente (spesso arrivano a guadagnare solo 1-2 dollari ogni chilo di spezie raccolte). Sono state scelte aree particolari nelle quali già si coltivava una determinata spezia, sono state migliorate o create nuove infrastrutture come strade, ponti, forniture d’acqua e stazioni d’energia che sono indispensabili per agevolare la nascita di questi centri. Sono stati creati capannoni dove è possibile eseguire ogni fase di lavorazione della singola spezia dopo il raccolto fino all’imballaggio e alla spedizione. Ulteriore obiettivo del governo era quello di migliorare il livello di cultura locale organizzando corsi e programmi di training sulle varie fasi di lavorazione fino a quella riguardante la sicurezza dei prodotti e il miglioramento della qualità.
Sono state coinvolte le aziende che lavorano nel settore offrendo condizioni agevolate per installare le loro attrezzature e avviare le lavorazioni. Gli agricoltori locali sono stati invitati ad avvalersi di tutte queste strutture a prezzi agevolati e sono stati aiutati a interfacciarsi direttamente con i compratori che esporteranno poi i prodotti creando una filiera più corta di quella normalmente utilizzata che di solito prevede le figure dei collettori di spezie, dei grossisti, e dei mediatori che intrattengono i rapporti con le multinazionali.