Famiglia: Piperaceae
Caratteristiche della pianta. E’ una liana alta circa 1-2 metri, con numerosi rami sottili. Le foglie sono lanceolate e verde brillante sul lato superiore. La pianta produce tuttto l’anno fiori eretti, raggruppati in strutture oblunghe e affusolate, che danno frutti lunghi e stretti che vengono raccolti prima della maturazione completa ed essiccati al sole (la spezia). Dopo cinque anni, la pianta invecchia e deve essere sostituita.
Origine. Originario dei contrafforti dell’Himalaya dove cresce allo stato selvatico.
Nome della spezia. E’ conosciuto anche come pepe balinese, pepe del bengala, pippali.
Paesi produttori. India, Bangladesh e Sri Lanka.
Paesi utilizzatori. India, Indonesia e Cina dove la pianta è più conosciuta per usi medicinali che come spezia. Quasi sconosciuto in Europa.
Parti utilizzate: frutti.
Stagionalità: tutto l’anno.
Componenti. Alto contenuto di piperina 6%, molto più alto di quello del pepe nero. Solo l’1% di oli essenziali.
Tipologie in vendita. Frutti essiccati o macinati.
Aspetto. Una specie di piccola pannocchia di 2-3 cm di lunghezza e 1 cm di diametro formata da piccoli frutti uniti insieme, marrone.
Odore. Molto profumato, ricorda un po’ l’incenso e la cannella, leggero simile alla liquerizia e al pepe nero.
Uso culinario. Poco utilizzato nella cucina europea, ma molto in quella asiatica e nordafricana, ricorda il pepe nero, ma ha un gusto più caldo e aromatico. Si abbina molto bene alle carni più delicate come l’agnello e il pollo e il pesce (in piccole quantità), a tutte le verdure: dai pomodori alle zucchine, al cavolfiore, alle melanzane e ai cetrioli. Anche riso e cereali poveri di gusto, possono essere aromatizzati con il pepe lungo.
Questa spezia ha la particolarità di sposarsi molto bene con i dessert: cioccolato, latte zuccherato, tutta la frutta (dalla macedonia al crumble, dalle gelatine alle marmellate). Delizioso sul formaggio fresco o aggiunto alle vellutate di legumi. Entra nella composizione del curry e di alcune marinate in India e in indonesia. Entra anche nel ras-el-hanout di alta qualità accanto al cubebe. Si abbina molto bene alla citronella, alla vaniglia, alla miscela quattro spezie e ai rizomi come zenzero, galanga e curcuma.
Suggerimenti per l’acquisto. Difficile trovarlo, rivolgersi ai negozi etnici più riforniti o ai rivenditori più qualificati su internet.
Consigli per l’uso. Si usa pestato, o spezzettato con le mani. Oppure finemente macinato con un macinacaffè dedicato. Come tutti i pepi, non sopporta il calore prolungato, meglio quindi aggiungerlo a fine cottura, per preservare tutte le sue proprietà aromatiche.
Proprietà benefiche. Ha un effetto vasodilatatore, stimola la produzione di sperma e di ovociti. In India è utilizzato contro l’asma bronchiale e i dolori muscolari e, nella medicina ayurvedica, è prescritto in associazione con altri ingredienti per trattare l’acidità gastrica. In Cina è utilizzato contro l’insonnia.
Storia. Antichi testi indiani in sanscrito descrivevano la spezia e il suo uso nella medicina ayurvedica. Raggiunse la Grecia attorno al V-VI secolo a.C: Ippocrate ne parla nei suoi scritti come di un medicamento efficace. Teofrasto, nel suo primo testo di botanica, lo descrive distinguendolo chiaramente dal pepe nero. I Romani lo apprezzavano tantissimo e lo tassavano ritenendolo un lusso. Anche nel Medioevo era molto usato; poi, con la scoperta del continente americano e del peperoncino, fu soppiantato da quest’ultimo e scomparve dalle nostre tavole.