Così come è stata condizionata dalle varie religioni: gli hindu non mangiano bovini, i musulmani non mangiano maiale, i buddisti e i jainisti sono vegetariani. Oggi essa riflette questa grande variabilità ed è una perfetta mescolanza di culture e tradizioni.
E’ diversa da qualsiasi altra cucina non solo per il gusto, ma spesso anche per i metodi di cottura e di preparazione dei piatti. In tutta l’India un fattore comune sono le spezie, usate abbondantemente nei piatti, ma anche come rimedi benefici.
I principi dell’Ayurveda hanno dettato per secoli il dosaggio e la tipologia delle spezie affermando che un’alimentazione fortemente speziata è una garanzia di buona salute. L’uso delle spezie è legato spesso all’origine, alla religione e alla casta di chi cucina. Le più utilizzate sono: i peperoncini, i semi di senape nera, il cumino, la curcuma, il fieno greco, l’assafetida, (conosciuta anche come “radice del diavolo”), lo zenzero, il coriandolo e il cardamomo.
Anche i mix di spezie sono usatissimi. Chiamati masala, ne esistono moltissimi, poiché la composizione varia da regione a regione e ogni cuoco ha la sua ricetta, e può contenere fino a 50 spezie diverse.
Ovunque si beve tè, spesso arricchito da spezie come cannella, cardamomo, anice stellato, chiodi di garofano. Il tè già filtrato viene bollito per 5 minuti con le spezie e spesso servito con latte. Il tè è una bevanda molto popolare in India, e si prepara diversamente a seconda della regione e le varianti con le spezie sono innumerevoli, anche perché gli stessi ingredienti aromatici, se utilizzati con tè di diversa provenienza, danno origine a bevande molto differenti.
Alla fine del pranzo è usanza masticare dei semi di cumino e di cardamomo che favoriscono la digestione e rinfrescano l’alito. Nei ristoranti più popolari a volte il conto è servito in un piatto con un fondo di questi semi a volte mescolati a piccoli confettini di zucchero colorato.