I pomander ieri

L’origine del pomander risale al tempo delle Crociate nel Medioevo, quando i primi Crociati partivano alla volta della Terra Santa, consapevoli di dover affrontare pericoli, pestilenze e spesso la morte. Le mogli iniziarono a preparare come talismani un “pomo del Portogallo”, secondo una ricetta che garantiva l’immunità contro la “peste ed altri notevolissimi mali”, rivestendo completamente un’arancia di chiodi di garofano, che poi tenevano vicino al fuoco per rinsecchire il frutto, ricoprivano con nastri rossi portafortuna prima di metterlo nel bagaglio del marito.
Nel Rinascimento, l’igiene personale era scarsissima, il sapone quasi sconosciuto. Secondo una diffusa teoria, l’acqua penetrava nel corpo attraverso i pori e trasmetteva le malattie. Quindi uno strato di sporcizia costituiva una buona protezione dalle malattie e perciò entrò in uso un’igiene personale che faceva a meno dell’acqua. Non si usava altro che un panno pulito per strofinare le parti visibili del corpo. Ma gli effluvi che emanavano dalle persone dovevano essere veramente terribili. Per contrastarli si faceva grande uso di profumi sia per le persone che per le case.

Nacquero così i pomander, contenitori di vari materiali traforati che contenevano spezie ed erbe aromatiche, che erano appesi al collo con catene, tenuti al polso o agganciati alle cinture o facenti l’uso di rosari. Sembra che il primo di questi oggetti fu inventato alla corte di re Baldovino di Gerusalemme, nel 1174, anno della sua incoronazione. Egli inviò all’imperatore Federico Barbarossa alcuni raffinatissimi contenitori sferici di metallo traforato, composti da due valve, con all’interno un impasto di cera, argilla, e muschio. Questi contenitori ebbero un grande sviluppo durante la Peste nera del 1348 poiché erano considerati utili per tenere lontano la malattia. Furono così creati – secondo le possibilità economiche del proprietario- semplici vasetti di terracotta, bussolotti di legno, sacchetti di zendalo (finissima seta), sfere di stagno, d’argento, d’avorio, persino d’oro che, riempiti di polveri d’erbe e di spezie impastate con olio di rose o altri liquidi, erano tenuti a portata di mano per essere odorati spesso.

Questi oggetti erano inizialmente a forma di pera o di mela, dal francese “ambre du pomme”, mela ambrata, ma nel corso del Rinascimento divennero dei veri e propri oggetti d’arte e di oreficeria. I pomander potevano essere di forma sferica oppure ovale, ma anche raffiguranti un cuore, una goccia o un animale; erano oggetti raffinati, ornati con gemme preziose e in Francia erano talvolta realizzati in cristallo o in onice.

Erano lavorati in metallo traforato ed erano riempiti all’interno con una pasta di cera o resina alla quale si aggiungevano numerose essenze, ridotte in polvere col mortaio, come noce moscata, chiodi di garofano, cannella, lavanda, olio essenziale di rosa, aloe vera, canfora, muschio, zibetto, ambra. I più elaborati erano globi apribili a spicchi, ognuno dei quali aveva uno scomparto da riempire di polvere profumata e a volte avevano anche un compartimento con una spugnetta imbibita di aceto balsamico.

Cosimo I de’ Medici possedeva “Una cinta da cingere col pendaglio d’oro lavorato di straforo à giorno ripiena tutta di pasta odorifera di muschio et ambra, composta di cinquanta bottoni d’oro come è, detto, piccoletti et cinquantatre bottoni simili ma due tanto maggiori in circa et da piede una gran pera à fogliami dorata trasparenti à giorno, ripiena tutta della medesima pasta, et in fondo tre festoncini d’oro smaltato per finimento”.

Dal XVIII secolo, con l’avvento dell’igiene personale questo tipo di diffusore cadde in disuso e i pomander tornarono ad essere gl agrumi ricoperti da chiodi di garofano usati come regalo dai poveri a Natale e Capodanno.

 

Vedi anche l’articolo “I pomander oggi”  per imparare a prepararli.