Cubebe

Famiglia: Piperaceae

Caratteristiche della pianta. E’ un arbusto sempreverde rampicante con foglie alterne ovali lunghe 10-12 cm; fiori bianchi raccolti in spighe cilindriche che poi si trasformano in frutti. Questi vengono raccolti quando sono verdi, non pienamente maturi, ed essicando al sole diventano marroni (bacche marroni).

Origine: nativo dell’Indonesia.

Paesi produttori. Le piante crescono spontanee e sono coltivate nelle isole di Giava, Sumatra e nell’arcipelago malese, oltre che nelle Antille e in alcune parti dell’Africa (Sierra Leone e Congo).

Paesi utilizzatori. Poco conosciuto in Europa, è ampiamente diffuso nella cucina indonesiana e africana.

Parti utilizzate. Frutti detti bacche. Molto simili al pepe nero e per questo chiamate anche pepe grigio; hanno un picciolo con cui sono attaccate alla pianta. Il pericarpo della bacche è bruno o nerastro, mentre il seme interno è biancastro e resinoso (molto ricco di oli essenziali).

Stagionalità: tutto l’anno.

Componenti. I frutti contengono fino al 10% di oli essenziali (monoterpeni e sesquiterpeni) responsabili dell’aroma. Il carattere pungente è dovuto alla cubebina, sostanza caratteristica di questa pianta.

Tipologie in vendita: grani interi.

Aspetto: grani neri molto rugosi con attaccato un piccolo picciolo.

Odore. Pungente, canforoso, aromatico, piacevole, ricorda vagamente il pimento; ma con note più amare, agrumato.

Sapore. Pepato, aromatico e leggermente amarognolo, con note di pimento e noce moscata.

Scala di intensità: 3

Suggerimenti per l’acquisto. Acquistarne poco per volta, poiché perde facilmente il suo aroma.

Consigli per l’uso. Macinarlo prima dell’uso, come si fa con il pepe, per avere il massimo flavour possibile.

Conservazione. Tenere in un ambiente fresco, areato, poco illuminato e in assenza di umidità.

Uso culinario. Poiché in Occidente era assai diffuso nel Medioevo, molte ricette risalgono a quel periodo. Talvolta usato come sostituto del pepe in ricette di carne o salse. Si abbina bene con carni, verdure e formaggi. È consigliato negli impasti per i biscotti salati e a chi ama il pepe leggero ma aromatico. Il suo odore gradevole e piuttosto acre, il sentore resinoso, balsamico e fresco che ricorda il ginepro e il mirto lo rende adatto alla cacciagione. Talvolta viene aggiunto nella composizione della miscela Quattro spezie per aromatizzare patè, salsicce, pane speziato. In Polonia è usato per l’Ocet Kubebowy, un condimento tipico composto di aceto, cubebe, cumino e aglio. Provatene un pizzico in un calice di Prosecco, è delizioso. Molto adatto a insaporire i dessert di cioccolato amaro e i tartufi al cioccolato. Molto usato nella cucina asiatica. in particolare, nella cucina indonesiana, è un ingrediente di diversi masala, mentre in Cina entra nella composizione dei curry, non di verdura, insieme ad altre spezie, per esempio nel pollo al curry. Nella cucina marocchina e tunisina è spesso utilizzato nella pasticceria, inoltre talvolta rientra tra gli ingredienti della miscela di spezie ras el hanout. In Marocco spesso è utilizzato in pasticceria, talvolta candito con zucchero o glassa di tamarindo.

Proprietà benefiche. I frutti del cubebe possiedono proprietà diuretiche, balsamiche e antisettiche delle vie urinarie. Si usano come rimedi naturali in caso di asma, faringiti, meteorismo e fermentazioni intestinali, diarrea, impotenza sessuale. Fino a non molti anni fa, sigarette al cubebe erano usate frequentemente per il trattamento di asma, faringiti croniche e riniti allergiche.

Altri usi. Il cubebe spesso è utilizzato nella cosmesi per adulterare l’olio essenziale di patchouli. E’ inoltre usato dalle aziende cosmetiche nei prodotti antirughe.

Storia. Teofrasto, filosofo e botanico greco vissuto attorno al 300 a.C, racconta di una spezia, il komakon, usata insieme alla cannella come ingrediente in miscele aromatiche. Da successive ricostruzioni di due storici francesi, Guillaume Budé e Claudius Salmasius, il komakon era il cubebe vista anche la rassomiglianza che la parola ha con il nome giavanese del cubebe: kumukus; questo ci fornirebbe inoltre la prova, se non di un commercio diretto tra la Grecia e Giava, almeno di una diffusione dei prodotti che arrivavano dall’Oriente, anche nel bacino del Mediterraneo. Infatti, non vi potevano essere culture di cubebe in Europa poiché, a quei tempi i produttori giavanesi sterilizzavano le bacche per impedire la nascita di nuove piante al di fuori del loro territorio. Nel libro Le mille e una notte (X secolo) il cubebe è nominato come un rimedio per l’infertilità, a testimonianza del suo uso antico nella medicsigaretteina araba.

Marco Polo nel XIII secolo descrive Giava come la maggior produttrice di cubebe. Nel Medioevo il cubebe arrivava in abbondanza dall’India, tramite gli arabi, ed ebbe grande successo come sostituto del pepe che era troppo costoso. Ancora nel quattordicesimo secolo, il cubebe era importato in Europa dai commercianti di Rouen e di Lippe come “pepe”. Nel 1640 il re del Portogallo proibì la vendita di cubebe per promuovere il pepe nero e, in seguito a questo, il suo uso in Europa diminuì fino quasi a scomparire. Secondo alcune farmacopee, sarebbe tornato in uso nel diciannovesimo secolo come pianta medicinale.

Curiosità. Edgar Rice Burroughs, l’inventore del personaggio di Tarzan, era un accanito fumatore di sigarette al cubebe; una volta disse  scherzando che, se non avesse fumato così tanto cubebe, non avrebbe potuto inventarsi il suo personaggio.
Negli Stati Uniti spesso i sostenitori della legalizzazione della marijuana sostengono che la pericolosità di uno spinello sia pari a quella di una sigaretta di cubebe.